Riprendiamo
dal Corriere della Sera del 12 marzo scorso un bell’articolo di Aldo Cazzullo
sui luoghi a lui cari di Milano. Andando in giro tra via Solferino e Porta
Garibaldi si ferma in via Pasubio alla Feltrinelli, più avanti c’è Eataly, poi
il Vasinikò (basilico per chi non conosce le lingue), dove fanno una pizza
buonissima e il bar quasi in largo La Foppa, dove il caffè è straordinario. Di
fronte c’è il Radetzky, con cui l’autore ha un rapporto contradditorio. Insieme
con il bar Magenta lo considera il più bel caffè di Milano; eppure dice di
detestarne il nome. “ Radetzky è stato il carnefice delle Cinque Giornate, ha
fatto sparare con i cannoni sui popolani milanesi in rivolta, è stato il capo
di un esercito di occupazione che impiccava i patrioti; perché Milano dovrebbe
rendergli omaggio intitolandogli un bar? Aveva un’amante e un maggiordomo
italiani, d’accordo. I collaborazionisti si trovano sempre. Dove sono il caffè
Carlo Cattaneo, il caffè Luigi Manara, il caffè Enrico Dandolo, il caffè
Amatore Sciesa? Sono nomi che ai ragazzi del sabato sera con il bicchiere in
mano non dicono nulla. Sciesa, prima di consegnarlo al boia, lo portarono sotto
casa, dove abitavano i suoi cari, e gli promisero la libertà in cambio dei nomi
dei compagni. Lui – racconta la tradizione popolare, cui mi piace credere –
rispose in milanese: << Tiremm innanz >>, andiamo avanti, andiamo a
morire, meglio morire che tradire “. L’abbiamo riportato per intero questo
pezzo di Aldo Cazzullo che ci piace condividere con i nostri sette lettori.
Radetzky
fu un grande generale boemo e non ebbe solo l’amante italiana, ma anche la
moglie. Visse e morì in Italia, Paese che amava profondamente, come amava
profondamente Milano. Amava il popolo milanese che al suo ritorno a Milano lo
accolse festante e ai suoi funerali lo pianse. Fu esponente di un governo che
fece grande Milano. Il Risorgimento è stato fatto da quattro gatti, fu una
congiura massonica, il Piemonte ha conquistato il resto d’Italia e rubato i
soldi al sud, abbiamo perso tutte le battaglie, eccetera. Quante volte abbiamo
sentito queste parole in discorsi farciti di falsità storiche che pretendono di
riscrivere la storia del nostro Risorgimento a proprio uso e consumo. Proprio
qui a Nerviano abbiamo qualcuno di questi storici appassionati, organizzatori
di convegni demenziali con sedicenti storici dai bizzarri titoli accademici.
Il
Risorgimento fu un movimento straordinario, che vide tutte le città del nord
insorgere nel 1848, Roma ergersi a Repubblica e tenere le prime elezioni
democratiche, la Sicilia ribellarsi al secolare malgoverno borbonico. Un
movimento che fece discutere Mazzini e D’azeglio, Balbo e Gioberti, Cattaneo e
Settembrini, e ispirò Manzoni e Verdi, Tommaseo e Nievo, Giusti e Hayez, viene
ridotto al complotto di un’élite. Ma non sarebbero bastati i
<<sciuri>> a cacciare gli austriaci da Milano. Quando Carlo
Cattaneo andò all’obitorio a vedere i cadaveri degli oltre 400 caduti delle
Cinque Giornate, vide che avevano mani callose, di artigiani e di operai. Poi
certo le masse contadine, con qualche eccezione, furono estranee al
Risorgimento. La storia non si taglia con l’accetta, non è mai bianca o nera.
Ma un popolo che disprezza se stesso non ha futuro. Il Risorgimento fu fatto
innanzitutto dalla destra storica. Ma oggi la destra italiana spesso non è
cavouriana ma austriacante o neoborbonica, e non è liberale o conservatrice ma
reazionaria e fascista.
Mentre
scriviamo ci vengono in mente le parole con cui il Sindaco di Nerviano sig. Massimo
Cozzi concludeva il suo discorso del 25 aprile scorso: viva Nerviano, viva la
Lombardia. Viva l’Italia non l’ha detto, gli è rimasto in gola.
Lo
aspettiamo quest’anno.
p.
s.
Grazie
ad Aldo Cazzullo naturalmente. E a tutti gli eroici combattenti per la Libertà
del Risorgimento italiano, tante donne e uomini che meritano il nostro
rispetto. E agli storici locali, ancora una volta: Foutez-nous la paix, chiens!