24 marzo 2019

Per il 22 marzo appena passato! | L'editoriale della domenica

Riprendiamo dal Corriere della Sera del 12 marzo scorso un bell’articolo di Aldo Cazzullo sui luoghi a lui cari di Milano. Andando in giro tra via Solferino e Porta Garibaldi si ferma in via Pasubio alla Feltrinelli, più avanti c’è Eataly, poi il Vasinikò (basilico per chi non conosce le lingue), dove fanno una pizza buonissima e il bar quasi in largo La Foppa, dove il caffè è straordinario. Di fronte c’è il Radetzky, con cui l’autore ha un rapporto contradditorio. Insieme con il bar Magenta lo considera il più bel caffè di Milano; eppure dice di detestarne il nome. “ Radetzky è stato il carnefice delle Cinque Giornate, ha fatto sparare con i cannoni sui popolani milanesi in rivolta, è stato il capo di un esercito di occupazione che impiccava i patrioti; perché Milano dovrebbe rendergli omaggio intitolandogli un bar? Aveva un’amante e un maggiordomo italiani, d’accordo. I collaborazionisti si trovano sempre. Dove sono il caffè Carlo Cattaneo, il caffè Luigi Manara, il caffè Enrico Dandolo, il caffè Amatore Sciesa? Sono nomi che ai ragazzi del sabato sera con il bicchiere in mano non dicono nulla. Sciesa, prima di consegnarlo al boia, lo portarono sotto casa, dove abitavano i suoi cari, e gli promisero la libertà in cambio dei nomi dei compagni. Lui – racconta la tradizione popolare, cui mi piace credere – rispose in milanese: << Tiremm innanz >>, andiamo avanti, andiamo a morire, meglio morire che tradire “. L’abbiamo riportato per intero questo pezzo di Aldo Cazzullo che ci piace condividere con i nostri sette lettori.
Radetzky fu un grande generale boemo e non ebbe solo l’amante italiana, ma anche la moglie. Visse e morì in Italia, Paese che amava profondamente, come amava profondamente Milano. Amava il popolo milanese che al suo ritorno a Milano lo accolse festante e ai suoi funerali lo pianse. Fu esponente di un governo che fece grande Milano. Il Risorgimento è stato fatto da quattro gatti, fu una congiura massonica, il Piemonte ha conquistato il resto d’Italia e rubato i soldi al sud, abbiamo perso tutte le battaglie, eccetera. Quante volte abbiamo sentito queste parole in discorsi farciti di falsità storiche che pretendono di riscrivere la storia del nostro Risorgimento a proprio uso e consumo. Proprio qui a Nerviano abbiamo qualcuno di questi storici appassionati, organizzatori di convegni demenziali con sedicenti storici dai bizzarri titoli accademici.
Il Risorgimento fu un movimento straordinario, che vide tutte le città del nord insorgere nel 1848, Roma ergersi a Repubblica e tenere le prime elezioni democratiche, la Sicilia ribellarsi al secolare malgoverno borbonico. Un movimento che fece discutere Mazzini e D’azeglio, Balbo e Gioberti, Cattaneo e Settembrini, e ispirò Manzoni e Verdi, Tommaseo e Nievo, Giusti e Hayez, viene ridotto al complotto di un’élite. Ma non sarebbero bastati i <<sciuri>> a cacciare gli austriaci da Milano. Quando Carlo Cattaneo andò all’obitorio a vedere i cadaveri degli oltre 400 caduti delle Cinque Giornate, vide che avevano mani callose, di artigiani e di operai. Poi certo le masse contadine, con qualche eccezione, furono estranee al Risorgimento. La storia non si taglia con l’accetta, non è mai bianca o nera. Ma un popolo che disprezza se stesso non ha futuro. Il Risorgimento fu fatto innanzitutto dalla destra storica. Ma oggi la destra italiana spesso non è cavouriana ma austriacante o neoborbonica, e non è liberale o conservatrice ma reazionaria e fascista.
Mentre scriviamo ci vengono in mente le parole con cui il Sindaco di Nerviano sig. Massimo Cozzi concludeva il suo discorso del 25 aprile scorso: viva Nerviano, viva la Lombardia. Viva l’Italia non l’ha detto, gli è rimasto in gola.
Lo aspettiamo quest’anno.

p. s.
Grazie ad Aldo Cazzullo naturalmente. E a tutti gli eroici combattenti per la Libertà del Risorgimento italiano, tante donne e uomini che meritano il nostro rispetto. E agli storici locali, ancora una volta: Foutez-nous la paix, chiens!