30 dicembre 2018

Prima il RISPETTO | Editoriale della domenica

Per la prima volta, nella sua storia, Nerviano ospita in piazza Santo Stefano una pista di pattinaggio. Perbacco! Scomodiamo la storia dunque. Prima di andare oltre forse si rende necessario spiegare che la frase con cui apriamo non è nostra: parole e virgole sono infatti del Sindaco sig. Massimo Cozzi. Anche la parola RISPETTO (così nel testo) è sua: entrambe le citazioni si riferiscono a quanto si legge nell’editoriale dell’ultimo numero del giornale comunale. Con la tecnica del caviardage, prendiamo un pennarello nero e cancelliamo tutto quello che ci sembra inutile, lasciando in chiaro soltanto alcune parole. Ed ecco quello che otteniamo:
Per la prima volta nella sua storia Nerviano ospita in piazza Santo Stefano una pista di pattinaggio con la speranza che la parola RISPETTO sia messa al primo posto.
Rispetto di chi o di che cosa non è dato di sapere. Ma poi veniamo assaliti da una punta di moralismo, che in certi casi ci vuole. Chi ha la pazienza di leggerci ricorderà che nell’editoriale scorso lamentavamo l’insana idea di consentire che accanto al Monumento ai Caduti ci fossero le giostre per i bambini. Ma la madre degli sciocchi è sempre incinta, diceva quel tale. Ed ecco che nella piazza antistante la chiesa compare una pista di pattinaggio. Sul ghiaccio per essere in linea con la stagione. I manuali di urbanistica ricordano che la città custodisce cinque piazze. La piazza del civile, dove affaccia il Municipio. La piazza delle armi, dove si apre la Caserma. La piazza del mercato, dove si vendono le merci. La piazza del sacro infine, dove si svolge la vita religiosa e dove si erge la Chiesa. Sono quattro e ce ne ricordavamo cinque. Vabbè, avrete capito che non siamo degli esperti. A ognuno la sua piazza dunque, e non avendole tutte Nerviano si arrangia come meglio può. Del Sindaco sig. Massimo Cozzi sappiamo. Meno sappiamo invece dell’Autorità religiosa che ha permesso lo scempio e che per tradizione non può mettersi al servizio di quelli che fanno la storia, ammesso e non concesso, come diceva quel tale, che il Nostro stia facendo la storia. No, la Chiesa è al servizio di quelli che la subiscono la storia, come proprio il Natale vuole ricordarci. Ma l’abbiamo detto che ci siamo scoperti moralisti, al diavolo dunque giostre e piste di pattinaggio. Mai imprecazione fu più appropriata.
Ma noi stiamo scrivendo nei giorni del Natale e vogliamo perciò chiudere con le parole sante con cui l’angelo si rivolge ai pastori che sono i primi a ricevere l’annuncio del Natale: Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore.

p.s.
La frase ultima è presa dal Vangelo di Luca. Il titolo che ha ispirato la riflessione è del Sindaco sig. Massimo Cozzi. Qua e là si ruba qualche verso a Totò. Quel poco che sappiamo di urbanistica lo dobbiamo ad Aldo Rossi. Intanto ci è venuta in mente la quinta piazza; la piazza dello sport, uno spazio per cimentarsi in giostre cavalleresche e in saggi ginnici.

Prima di lasciarci: a pagina quattro, sempre del giornale comunale, leggiamo della mancata partecipazione della cittadinanza alle commissioni consiliari del 21 e 29 novembre scorsi. Per il 21 non sappiamo. Per il 29 invece immaginiamo fossero tutti in piazza della Chiesa impegnati a rivitalizzare il centro storico, come il Nostro ci ricorda sempre nel suo editoriale.


















[Foto dal web]

23 dicembre 2018

Vigilia di Natale | Editoriale della domenica

Solo un paio di giorni a Natale, facciamoci una passeggiata in centro, arriviamo fino in piazza.
Già, ma quale centro e soprattutto quale piazza? Lo slargo di piazza Italia è appunto uno slargo, e la piazza della Vittoria è attualmente occupata da giostre per bambini. Uno spazio dedicato alla Memoria del passato cancellato dalle sciocchezze del presente. E così la passeggiata che ci porta in piazza attraverso le strade cittadine, finisce per assomigliare a un percorso a ostacoli, reso difficile dalla difficoltà di superare spazi occupati abusivamente. Il riferimento all’abusivo naturalmente non va al giostraio, che fa il suo mestiere. No. Va al sindaco, che il suo mestiere non lo fa. Già ma qual è il mestiere di un Sindaco? Lasciamo alla fantasia di chi legge la risposta. Da troppi anni, e non già dal 2016, questa domanda sembra non avere risposte, e quelle che ci vengono in mente non sono qui riproducibili.
Pensavamo di parlare del Natale e della volontà di pace e di serenità che ci ispira. Ma mentre scriviamo ci tornano in mente immagini di orde di auto incolonnate nelle stesse direzioni, negli stessi luoghi e negli stessi tempi. E una di queste auto nei giorni scorsi ha investito un nostro amico, il quale dunque il Natale lo passerà in ospedale.
Nessuno ha mai deciso che le strade dovessero appartenere alle auto e non ai cittadini. Tutto quello che accade in paese sembra sempre inaspettato, come se non ci fossero le ragioni perché le cose accadano. Ci piacerebbe che al centro della discussione politica futura, e non futuribile, ci fosse la possibilità di rinegoziare il rapporto tra auto e cittadini. Non sembra difficile. Significa definire che alcune strade siano delle auto, e quindi ne permettano un movimento fluido. Altre strade, specie quelle delle zone centrali, siano invece dei pedoni e quindi le auto non possano transitarvi o possano, ma alle condizioni dei pedoni. E più in generale, appare necessario rendere impossibile, e perciò non solo proibire, raggiungere velocità pericolose per i pedoni. La mobilità a Nerviano e nelle frazioni e tra Nerviano e le frazioni dovrà essere garantita prescindendo dall’uso dell’automobile, legalizzando i marciapiedi (misure corrette e abbattimento di ogni impedimento all’uso di carrozzine per disabili e di passeggini), disegnando una rete di piste ciclabili, non solo di ispirazione turistica ma di reale utilità; nel senso che convergano verso il centro e lo attraversino tutto. E non che vi girino attorno, come accade adesso. 
Torniamo col pensiero al Natale e al tempo della Festa e della preghiera. Godiamoci il paese pulsante di vita comunitaria e di gente alla quale una più grande speranza restituisca la pazienza.

p.s.
Siamo in debito con W. Benjamin, per quello che ci racconta della città e a Charles Dickens che ci ha permesso di chiudere con ottimismo.

Buon Natale


















[Foto dal web]

16 dicembre 2018

(Con)fido nel cuore | Editoriale della domenica

La parola città definisce un insieme compatto di edifici atti alla vita sociale e la piazza uno spazio vuoto contornato da edifici che identifica un luogo pubblico e uno spazio civico di ritrovo, rappresentando il simbolo per eccellenza della vita civile e materiale. Tranquilli. Non è l’inizio di un trattato di urbanistica, non ne abbiamo le competenze. Siamo solo clienti, frequentatori abituali di strade e piazze. Essì, confessiamo la debolezza dell’andare a piedi e di lasciare, appena se ne presenti l’occasione, l’auto. E Nerviano di parcheggi ne offre parecchi.
Siamo i cultori di un arte ormai in disuso: passeggiare, nel senso più nobile, nel senso della flànerie. Insomma del perdere tempo, fare flanella come suole dirsi con una bella espressione popolare,  pratica ormai quasi del tutto dismessa. Oggi le città si attraversano, senza fermarsi perché cominciano a mancare le occasioni per fermarsi: le relazioni. Difficile ascoltarne il cuore allora perché difficile camminare per le sue strade. Solo camminando infatti, senza essere troppo immersi in se stessi, ci si apre all’altro, e nella relazione scopriamo le nostre carte e il gioco si sviluppa prendendo le direzioni più varie, dalla lite all’innamoramento, passando per cortesie varie e buone abitudini.
E proprio durante uno di questi spostamenti, così ci piace chiamarli, c’è venuta un’idea non certo originale ma senz’altro nuova per questo paese. Ci vengono spesso idee camminando: la civiltà è stata plasmata e umanizzata dal piede dell’uomo. Ci vuole quiete e tempo, senso della tradizione e comunione con l’ambiente. Ma non divaghiamo. Si diceva dell’idea non certo originale alla quale si pensava. Dunque, l’idea nasce durante una breve permanenza a Parigi. Là c’è un cimitero per animali dove i parigini possono seppellire le loro adorate creature. Girando per i suoi vialetti ordinati si possono leggere scritte sulle lapidi che raccontano di amori e anni di felicità trascorsi insieme a cani, gatti, cavalli, canarini e perfino galline. È il Cimitière des chienes di Asnières, a nord di Parigi, dove dal 1899 riposano in pace 40mila creature.
Da qui dunque l’idea di questa riflessione domenicale: uno spazio da destinare ai nostri amati animali. E se qualcuno in questo momento si sta indignando o peggio sbellicando dalle risate, beh, a questo qualcuno possiamo solo dire che se non ama gli animali non sa cosa perde. Altri si affretterà a dire che non è certo una priorità. Ma questo lo lasciamo decidere a quanti hanno avuto la pazienza di leggerci.

p.s.

La riflessione non ha virgolettato ma deve molto a Jean Christophe Bailly, pura poesia urbana la sua. A Walter Benjamin, teorico della relazione. A Alberto Savinio, in perenne ascolto del cuore delle città. Ai nostri attuali governanti, grandi esperti di priorità.






09 dicembre 2018

“Le priorità sono altre” | Editoriale della domenica

Tempi questi, di fraintendimenti e contraddizioni che sarebbero comici se non ci scoppiassero sulla
pelle e non coinvolgessero destini umani, vite e intere classi sociali, come diceva quel Tale.
Dal Brennero senza galleria, a Lampedusa il dramma è all’ordine del giorno. Ha infranto calcoli sottili; sembra sfuggito di mano ai sapienti dosatori dei nostri mali quotidiani.
Ma è raro che il discorso vada al di là dell’invettiva o apra un varco verso una comprensione più netta e una riflessione più incisiva e specifica di quella che sottende gli appelli generici e le affermazioni interessate.
E’ un discorso che resta moralistico e buono a tutti gli usi. Astratto e astorico, esso perde  semplicemente di vista il problema stesso che ne costituisce il tema, la giustificazione profonda; cade nella perorazione pura. E diventa chiacchiera a validità universale.
Sempre quel Tale di prima soleva dire fosse naturale che i poveri paghino sulla propria pelle le conseguenze economiche della recessione, secondo una logica tipica del capitalismo per cui a chi ha di meno viene tolto di più. A riprova di ciò basta guardare a quanto contenuto nel Disegno di Legge di Bilancio appena approvato al Senato. Un solo esempio. Chi compra una BMW i3 da 39,270 euro ne risparmia 6000 e chi compra una Panda 1,2 Pop da 11,390 ne paga 300 in più di tassa. Più che un disegno dunque, uno scarabocchio.
Naturalmente, viste le reazioni, subito qualcuno si è subito affrettato a decidere di “effettuare un supplemento di riflessione”: in questo tipo di decisioni i nostri governanti sono dei campioni. Come per la TAV: “Sono sempre dell’idea che siano più i costi che i benefici. Aspettiamo il dossier del ministro Toninelli che dovrebbe arrivare entro due settimane”. Così l’Appendino sindaco di Torino dell’8 giugno 2018. Ma il fantastico dossier non è mai arrivato. Ancora lo stiamo aspettando.
Facciamoli riflettere, dunque, diamogli tempo ai nostri governanti. Ci consoli il fatto che “governante” è un participio presente.
Che fretta c’è. “Le priorità sono altre” si legge sempre più spesso nelle loro comunicazioni. Un modello questo al quale sembra ispirarsi anche il nostro sindaco Massimo Cozzi. Cosa volete che sia scopiazzare qua e là per mettere insieme un articolo per il Notiziario comunale. Sembra sia una pratica diffusa tra i nostri amministratori, a detta di qualche ben informato. Ma chissenefrega. “Le priorità sono altre”. E tutto sommato non ci sentiamo di dare loro torto. Davvero siamo convinti che le priorità siano altre. Bene. Aspettiamo che le individuino e mettano mano alle soluzioni possibili.
Lasciamoli pure copiare dunque. E’ anche questo un modo per leggere, informarsi, prendersi la pena di riportare pezzi di riflessione altrui all’interno di una propria riflessione.
Che male c’è. Che c’è di male!

p.s.

Mi accorgo in ultimo di avere omesso le virgolette. Chiedo scusa e rimedio subito. Quest’ultima frase è un verso tratto da una canzone di Pino Daniele e quel Tale cui si fa riferimento al principio è Karl Marx.



03 dicembre 2018

Regali di Natale per la frazione di Villanova

Due esempi di come l’amministrazione di Nerviano ha realizzato con approssimazione dei lavori legati alla piazza di Garbatola.
1) dal ponte di Villanova è stata realizzata una discesa con un manufatto in cemento che costituisce una sorta di barriera pericolosa per ciclisti e podisti in quanto termina nel bel mezzo della pista ciclabile del Villoresi.
2) sempre a Villanova in via Tonale un dosso in cemento con l’indicazione del limite di 30 kmh pericolosissimo per le auto (costrette in pratica a fermarsi per evitare grossi danni). Il problema è stato segnalato da comuni cittadini con posta pec per Sindaco e Assessori e mai nessuno si è degnato di rispondere (il dissenso messo a tacere)

Possiamo definirli due regali di Natale… come se non fosse stato sufficiente aver sottratto alla piccola frazione i fondi compensativi delle vasche di laminazione per destinarli alla piazza di Garbatola!

01 dicembre 2018

La piazza di Garbatola e la mediocrità del progetto

Da quanto si è potuto finora constatare si può senz’altro affermare che il rifacimento della Piazza di Garbatola è un progetto che è partito male e terminato peggio.
Partito male in quanto l’amministrazione comunale non si è mai preoccupata di chiedere il parere degli abitanti di Garbatola su che tipo di soluzione adottare per la riqualificazione della stessa, sulla valorizzazione degli elementi storici in essa presenti, sul tipo di pavimentazione, sull’illuminazione,  cosi come sul parco giochi, sul verde, sui parcheggi, sulla presenza di asfalto in catrame, sui collegamenti con le piste ciclabili già esistenti e sui marciapiedi circostanti che rimangono fatiscenti.
Giova ricordare che la piazza di un qualsiasi borgo rappresenta il cuore della comunità e la riqualificazione della stessa non può essere concepita con sufficienza ed in modo approssimativo.
Sarebbe stato opportuno pensare ad un recupero storico ed architettonico attraverso la valorizzazione della facciata della Chiesa con il relativo sagrato. Piazza e Chiesa uniti in un corpo storico e architettonico unico e non divisi da strisce pedonali.
Sarebbe stato un modo per ripensare la vita della piccola comunità di Garbatola attraverso la storia della piazza e delle sue vecchie cascine, invece l’impressione generale è quella di un lavoro dozzinale, minimalista, lontano da una qualsiasi visione di recupero storico.
Dall’inizio dei lavori fino al termine la fisionomia della nuova piazza è rimasto un oggetto misterioso, quasi nascosto, mesi di ritardi, lavori portati avanti con estrema lentezza da pochi manovali non adatti per un lavoro così importante e delicato.
Notevoli i disagi per i pochi esercizi commerciali presenti, che a causa del cronico ritardo hanno subito un rilevante danno economico.
I lavori di riqualificazione di una piazza non sono paragonabili alla semplice asfaltatura di una strada ma rappresentano l’opera più importante che riguarda la vita della collettività, un’opera che simboleggia l’immagine del paese, il punto di aggregazione e di ritrovo della comunità.
Lo slogan utilizzato dalla Giunta Leghista sarebbe quello di rimarcare “almeno noi lo facciamo altri non sono stati capaci”.
Allora forse bisognava avere il coraggio di ascoltare gli abitanti e di fronte a soluzioni definitive, frettolose e semplicistiche rinviare il progetto per avere delle idee più chiare.
Sarebbe stato molto più consono utilizzare i fondi compensativi delle vasche di laminazione nel rispetto della loro naturale destinazione, ossia realizzare un’opera di miglioramento del territorio a Villanova che avrebbe potuto interessare il campo sportivo o l’illuminazione del parco giochi e della pista ciclopedonale sul Villoresi.
Invece si è scelto di utilizzare sulla piazza di Garbatola i fondi delle vasche di laminazione a discapito della comunità di Villanova, una scelta che penalizza fortemente la frazione che si ritrova una pista ciclabile nuova ma incompiuta in quanto la stessa termina nel bel mezzo della campagna di Via Tonale senza alcun collegamento con la ciclabile di Sant’Ilario.
Paradossalmente anche le piste ciclabili intorno alla piazza di Garbatola rimangono un’opera incompiuta. Manca infatti il collegamento con la ciclabile di Via Porta così come manca il collegamento con la ciclabile di Via XX Settembre.
Se avessero ascoltato i cittadini di Garbatola si sarebbe potuto ipotizzare la realizzazione della ciclabile su Via Isonzo per renderla meno pericolosa e per collegarsi a Pogliano e Lainate.
Mesi di lavori lentissimi, un cantiere con una pessima ed insufficiente segnaletica, errori grossolani come quello con la discesa pericolosissima dal ponte di Villanova che termina nel mezzo della ciclabile e rappresenta una insidia ed uno stato oggettivo di pericolo per ciclisti e podisti.
In definitiva dopo i lavori la  Piazza di Garbatola si presenta con una riqualificazione solo di facciata e un decoro alquanto "imbarazzante".