12 ottobre 2020

Una tragedia annunciata

 


Nella gestione della pandemia contro gli strali lanciati da Matteo Salvini e dai vari negazionisti a parlare sono la drammaticità dei numeri. In Lombardia si sono verificati circa il 46% dei contagi e 17 mila decessi pari al 48% rispetto l’intero paese. Dati tragici condizionati da una sequenza interminabile di errori ed omissioni.

Per avere una visione nitida della miseria umana di chi ha dovuto gestire l’emergenza sanitaria regionale si può risalire ai primi di giugno, quando grazie al programma televisivo Report è emerso in maniera inquietante la vicenda dei camici fatti commissionare senza bando dal presidente Fontana al costo di 513 mila euro all’azienda di proprietà della moglie e del cognato. Il tutto mentre nel pieno della pandemia i cittadini soffrivano a causa del Covid ed intere famiglie vivevano nel dolore per aver perso i propri cari.

L’emergenza sanitaria ha dimostrato che l’organizzazione ambigua e l’improvvisazione si sono rivelate disastrose. Sbagli grossolani che partono da lontano con una medicina del territorio depotenziata a favore della sanità privata e svilita nella sua azione di prevenzione. Soldi e investimenti sottratti alla sanità pubblica hanno rappresentato a partire dalla gestione fraudolenta di Formigoni, un modello sanitario travolto e messo a nudo dalla crisi sanitaria.

L’ospedalizzazione di massa ed il pregiudicato rapporto con i medici di famiglia ha aggravato la situazione. La carenza totale dei dispositivi di sicurezza come guanti, mascherine, occhiali protettivi, camici monousi e l’assenza dei tamponi ha messo a repentaglio la salute di medici e operatori sanitari facendoli diventare a loro volta il primo veicolo di trasmissione del virus.

Mentre gli ospedali hanno cercato di fare miracoli per salvare più vite possibile, dalla regione le risposte alle tante domande poste dalla gente comune non sono mai arrivate: perché non sono stati creati degli ospedali solo covid da utilizzare in strutture alternative? perché non sono stati effettuati subito i tamponi ai parenti e le persone entrate in contatto con i positivi?

Dopo la zona rossa di Codogno, punta dell’iceberg della pandemia, quando ormai la giunta lombarda aveva la consapevolezza che il virus si era propagato nella Val Seriana, si è rivelata irresponsabile la scelta di riaprire il pronto soccorso di Alzano Lombardo dopo le pressioni ricevute dalla Confindustria. Il business economico ha prevalso sulla salute dei cittadini con conseguenze devastanti.

L’apice della disorganizzazione è stato toccato con la vergognosa delibera della giunta lombarda N° XI/2906 del 08/03/20 con la quale si è concessa la possibilità ai dimessi positivi di rientrare nelle case di riposo senza controllare e verificare che fossero rispettati i protocolli da seguire per il rientro in struttura. Gli anziani sono le persone più fragili ed esposte e per questo motivo doveva essere indispensabile mettere in sicurezza le Rsa; la stretta convivenza degli ospiti e l’età ha fatto in modo che diventassero delle vittime predestinate. Una sottovalutazione abnorme del rischio che ha causato una strage all’interno dei ricoveri.

L’autocelebrazione e autoreferenzialità ha fatto il resto. Una serie sconcertante di gaffe e bugie ripetute da Gallera e Fontana inadatti a gestire la comunicazione durante la tragedia: “gli asintomatici non sono contagiosi”, “in Lombardia si fanno i tamponi anche a chi ha una condizione leggermente alterata”, “prendi il virus se incontri due infetti insieme”, “abbiamo fatto tutto al meglio”. Messaggi deliranti e fuorvianti che hanno aggravato il clima di tensione e paura che si respirava nei giorni di maggior picco della pandemia.

E’ evidente che la giunta Fontana ha delle enormi responsabilità sia per la gestione complessiva della pandemia sia a livello individuale per aver omesso e travisato i fatti in pieno conflitto di interessi. Il rapporto fiduciario con i cittadini è ormai totalmente compromesso e le dimissioni rappresenterebbero l’epilogo più dignitoso.

I lombardi, dopo mesi di angoscia e terrore possono solo sperare che le varie commissioni d’inchiesta facciano luce sulle responsabilità e che non si ripetano più gli stessi errori.

Purtroppo sono tante le immagini e le cattive sensazioni vissute durante il lockdown che rimarranno impresse nella nostra memoria: impossibile dimenticare la fila dei camion militari che a Bergamo portavano via le bare e nel silenzio tombale, il suono delle sirene delle ambulanze. Mai più