25
aprile 1945. Una data del secolo scorso. Niente di strano che un giovane dica
del Novecento “ il secolo passato ”, e lo dice come noi abbiamo detto “ secolo
passato ” per l’Ottocento. Se noi adulti ricordiamo il Novecento attraverso
l’esperienza diretta, i giovani possono farlo solo attraverso l’esperienza
indiretta del racconto: quello caldo dei genitori e dei nonni, e quello freddo
dei libri di storia. A questi giovani bisogna rivolgere la nostra attenzione,
essi sono i costruttori di un futuro dal quale speriamo sia bandita la parola
guerra.
Questi
ultimi decenni hanno visto una forte spinta per una “nuova memoria storica
pacificata”. Si fa sempre più frequente una critica postfascista
all’antifascismo, una vera offensiva alla memoria. Negli ultimi anni, c’è stato
un forte inasprimento della disputa politica e culturale sulla memoria della
Resistenza, con un martellante attacco revisionista nei confronti della lotta
partigiana. Davanti a questi fatti abbiamo il dovere di mantenere alta una
ferma mobilitazione a difesa della Resistenza. Abbiamo alle nostre spalle una
storia molto importante, davanti a noi un futuro nel quale ancora bisogna
conquistare nuove frontiere di civiltà. E’ necessaria una strategia comune che
veda tutti i democratici impegnati a trasformare la memoria in educazione
permanente delle nuove generazioni.
Solo
chi non ha rispetto per i valori della Resistenza può pensare di far prevalere
la disunione, l’intolleranza e la paura, in un paese moderno e maturo come il
nostro che affonda le proprie radici nell’antifascismo e nelle grandi lotte
unitarie che i lavoratori hanno condotto in tutti questi anni, nel solco aperto
dalla Resistenza.
Questo
è il primo 25 aprile dopo la
Liberazione , a non vedere le celebrazioni per le strade e le
piazze del nostro paese. Siamo chiusi nelle nostre case. Ma possiamo ugualmente
far sentire la nostra voce e sventolare le nostre bandiere dai nostri balconi.
E facciamo sentire la nostra vicinanza a quanti stanno combattendo una dura
battaglia contro il nemico di oggi, un virus letale quanto il fascismo, che
uccide con la stessa ferocia e che però riusciremo a vincere, uniti e
rispettosi della libertà, proprio come durante la Resistenza. E a quanti sono
morti in questi giorni, vogliamo dedicare quanto Elio Vittorini scrive in Uomini
e no : “ che dobbiamo fare chiede Berta piangendo davanti ai morti ammazzati
dai fascisti. Dobbiamo imparare risponde il vecchio. Imparare cosa chiede
Berta, cos’è che insegnano. Quello per cui sono morti, rispose il vecchio “.
Evviva
il 25 aprile! Evviva la Resistenza!
Circolo
del Partito Democratico
“F.
Ghilardotti”
Nerviano