29 dicembre 2020

Nevica!

 

Chissà cosa avrà pensato il Sindaco di Nerviano dinanzi alla bagarre che si è scatenata sui social dopo la nevicata. Commenti di lagnanza e di disappunto per come è stata gestita la pulizia delle strade dagli spazzaneve. 

Qualcuno si è spinto oltre, qualche insulto, richieste di dimissioni; è bastata una nevicata leggermente abbondante (ampiamente prevista dal meteo) per creare una gazzarra di disapprovazione nella cittadina e nelle frazioni. 

Otto Von Bismarck scrisse che la “politica è l’arte del possibile”; ne siamo consapevoli visto e considerato che non solleviamo mai polemiche strumentali e pretestuose come invece ha fatto negli anni passati proprio la lega rappresentata dal primo cittadino. 

Alla frase di Bismark bisogna però aggiungere che la politica non è solo l’arte del possibile ma anche l’assunzione di responsabilità e di coerenza. 

Dinanzi alle polemiche sollevate dai cittadini sulla gestione della nevicata non entriamo in polemiche propagandistiche come spesso invece faceva la Lega con la precedente amministrazione, ma consapevoli “dell’arte del possibile”, ci limitiamo a osservare che il disturbo della memoria è un disturbo presente nell'attuale amministrazione: possiamo dire che “chi di populismo propagandistico e genetico ferisce, di populismo propagandistico e genetico perisce”.

Elezioni comunali Nerviano 2021


 

12 ottobre 2020

Una tragedia annunciata

 


Nella gestione della pandemia contro gli strali lanciati da Matteo Salvini e dai vari negazionisti a parlare sono la drammaticità dei numeri. In Lombardia si sono verificati circa il 46% dei contagi e 17 mila decessi pari al 48% rispetto l’intero paese. Dati tragici condizionati da una sequenza interminabile di errori ed omissioni.

Per avere una visione nitida della miseria umana di chi ha dovuto gestire l’emergenza sanitaria regionale si può risalire ai primi di giugno, quando grazie al programma televisivo Report è emerso in maniera inquietante la vicenda dei camici fatti commissionare senza bando dal presidente Fontana al costo di 513 mila euro all’azienda di proprietà della moglie e del cognato. Il tutto mentre nel pieno della pandemia i cittadini soffrivano a causa del Covid ed intere famiglie vivevano nel dolore per aver perso i propri cari.

L’emergenza sanitaria ha dimostrato che l’organizzazione ambigua e l’improvvisazione si sono rivelate disastrose. Sbagli grossolani che partono da lontano con una medicina del territorio depotenziata a favore della sanità privata e svilita nella sua azione di prevenzione. Soldi e investimenti sottratti alla sanità pubblica hanno rappresentato a partire dalla gestione fraudolenta di Formigoni, un modello sanitario travolto e messo a nudo dalla crisi sanitaria.

L’ospedalizzazione di massa ed il pregiudicato rapporto con i medici di famiglia ha aggravato la situazione. La carenza totale dei dispositivi di sicurezza come guanti, mascherine, occhiali protettivi, camici monousi e l’assenza dei tamponi ha messo a repentaglio la salute di medici e operatori sanitari facendoli diventare a loro volta il primo veicolo di trasmissione del virus.

Mentre gli ospedali hanno cercato di fare miracoli per salvare più vite possibile, dalla regione le risposte alle tante domande poste dalla gente comune non sono mai arrivate: perché non sono stati creati degli ospedali solo covid da utilizzare in strutture alternative? perché non sono stati effettuati subito i tamponi ai parenti e le persone entrate in contatto con i positivi?

Dopo la zona rossa di Codogno, punta dell’iceberg della pandemia, quando ormai la giunta lombarda aveva la consapevolezza che il virus si era propagato nella Val Seriana, si è rivelata irresponsabile la scelta di riaprire il pronto soccorso di Alzano Lombardo dopo le pressioni ricevute dalla Confindustria. Il business economico ha prevalso sulla salute dei cittadini con conseguenze devastanti.

L’apice della disorganizzazione è stato toccato con la vergognosa delibera della giunta lombarda N° XI/2906 del 08/03/20 con la quale si è concessa la possibilità ai dimessi positivi di rientrare nelle case di riposo senza controllare e verificare che fossero rispettati i protocolli da seguire per il rientro in struttura. Gli anziani sono le persone più fragili ed esposte e per questo motivo doveva essere indispensabile mettere in sicurezza le Rsa; la stretta convivenza degli ospiti e l’età ha fatto in modo che diventassero delle vittime predestinate. Una sottovalutazione abnorme del rischio che ha causato una strage all’interno dei ricoveri.

L’autocelebrazione e autoreferenzialità ha fatto il resto. Una serie sconcertante di gaffe e bugie ripetute da Gallera e Fontana inadatti a gestire la comunicazione durante la tragedia: “gli asintomatici non sono contagiosi”, “in Lombardia si fanno i tamponi anche a chi ha una condizione leggermente alterata”, “prendi il virus se incontri due infetti insieme”, “abbiamo fatto tutto al meglio”. Messaggi deliranti e fuorvianti che hanno aggravato il clima di tensione e paura che si respirava nei giorni di maggior picco della pandemia.

E’ evidente che la giunta Fontana ha delle enormi responsabilità sia per la gestione complessiva della pandemia sia a livello individuale per aver omesso e travisato i fatti in pieno conflitto di interessi. Il rapporto fiduciario con i cittadini è ormai totalmente compromesso e le dimissioni rappresenterebbero l’epilogo più dignitoso.

I lombardi, dopo mesi di angoscia e terrore possono solo sperare che le varie commissioni d’inchiesta facciano luce sulle responsabilità e che non si ripetano più gli stessi errori.

Purtroppo sono tante le immagini e le cattive sensazioni vissute durante il lockdown che rimarranno impresse nella nostra memoria: impossibile dimenticare la fila dei camion militari che a Bergamo portavano via le bare e nel silenzio tombale, il suono delle sirene delle ambulanze. Mai più

01 maggio 2020

Festa dei Lavoratori


1° maggio 2020
Dopo il 25 Aprile avremo dunque anche il 1° Maggio senza i cortei per le strade e con le piazze vuote. La Festa del lavoro cade in un momento in cui il lavoro è reso quanto mai incerto da una pandemia che ancora stentiamo a credere sia stata resa possibile dall’uomo: malattie antropogene le chiamano gli esperti. È ancora attuale la lezione di quel tale che parla di una realtà dove il ritmo logorante del lavoro diviene il ritmo della vita stessa. L’uomo a una dimensione lo chiama, che produce beni materiali e oggetti di consumo in crescenti quantità e al tempo stesso le condizioni della propria infelicità.
In tutto il mondo è viva la minaccia della perdita del lavoro da parte di milioni di persone. A noi piace pensare che i tentativi in atto in questi giorni di riaprire fabbriche, negozi, ristoranti, alberghi e i tanti altri luoghi di lavoro siano resi possibili dal rispetto della vita umana, prima ancora che delle leggi. Niente potrà essere come prima, anche nel mondo del lavoro. Eppure quello che si sente sa di vecchio e di superato. Ma qui non vale più il concetto di “monetizzazione del rischio”, come ancora ieri si pensava di poter far passare all’ILVA di Taranto. No. Meglio affermare il diritto alla conoscenza e alla modifica delle condizioni ambientali morbigene; la volontà di rifiutare l’immutabilità della tecnologia e dell’organizzazione produttiva attuale; la scelta di garantire lo sviluppo economico e la contemporanea tutela della sicurezza nel lavoro; l’obiettivo di ottimizzare i processi produttivi anziché massimizzare la fatica umana; il desiderio di costruire una società che privilegi la salute rispetto ad ogni altro valore.
È tempo di rimuovere i fattori morbigeni sia del lavoro che della società nel suo complesso e mutare in questo modo le basi stesse della organizzazione sociale. È il momento di sottrarre l’uomo al capriccio e allo sfruttamento di altri uomini, e di combattere le malattie causate dall’incongruità (leggi follia) dei rapporti sociali. Lottare oggi per la tutela sanitaria significa influire giorno per giorno sulla modifica delle condizioni ambientali e dei rapporti di potere, sia nei luoghi di lavoro che nella società. Significa garantire che questo processo si svolga col pieno soddisfacimento delle esigenze di salute e di libertà per tutti gli uomini.
Nella situazione problematica oltre che drammatica in cui ci troviamo, noi vogliamo ancora credere che sia possibile realizzare tutto questo all’interno di un progetto impegnativo e difficile che porti a una nuova idea di Europa, dove fare convivere, nella dimensione spirituale prima che politica, ventisette nazioni! Altrimenti avremo realizzato uno dei grandi fallimenti della storia, regalando la ragione agli euroscettici e agli agnostici.
L’ideale che in un 1° Maggio non lontano gli uomini si riconoscano tutti liberi e fratelli, le fabbriche cessino di forgiare strumenti di morte, ci sia per tutti lavoro e riposo, la produzione non subisca carestie né congestioni, l’arte e la scienza, veri fini dell’umanità attingano a nuove conquiste. Utopie? Ci si arriverà, siatene certi. Dipenderà da noi l’arrivarci in dieci anni o in dieci secoli. Solo allora potremo dire che il sacrificio dei tanti caduti nella lotta non e stato sterile.
p. s. Quel tale è Herbert Marcuse, che nel 1964 pubblica “L’uomo a una dimensione”. Il finale in corsivo è di Italo Calvino e chiude l’articolo comparso su “La voce della democrazia”, martedì 1° maggio.


25 aprile 2020

Festa della Liberazione


25 aprile 1945. Una data del secolo scorso. Niente di strano che un giovane dica del Novecento “ il secolo passato ”, e lo dice come noi abbiamo detto “ secolo passato ” per l’Ottocento. Se noi adulti ricordiamo il Novecento attraverso l’esperienza diretta, i giovani possono farlo solo attraverso l’esperienza indiretta del racconto: quello caldo dei genitori e dei nonni, e quello freddo dei libri di storia. A questi giovani bisogna rivolgere la nostra attenzione, essi sono i costruttori di un futuro dal quale speriamo sia bandita la parola guerra.
Questi ultimi decenni hanno visto una forte spinta per una “nuova memoria storica pacificata”. Si fa sempre più frequente una critica postfascista all’antifascismo, una vera offensiva alla memoria. Negli ultimi anni, c’è stato un forte inasprimento della disputa politica e culturale sulla memoria della Resistenza, con un martellante attacco revisionista nei confronti della lotta partigiana. Davanti a questi fatti abbiamo il dovere di mantenere alta una ferma mobilitazione a difesa della Resistenza. Abbiamo alle nostre spalle una storia molto importante, davanti a noi un futuro nel quale ancora bisogna conquistare nuove frontiere di civiltà. E’ necessaria una strategia comune che veda tutti i democratici impegnati a trasformare la memoria in educazione permanente delle nuove generazioni.
Solo chi non ha rispetto per i valori della Resistenza può pensare di far prevalere la disunione, l’intolleranza e la paura, in un paese moderno e maturo come il nostro che affonda le proprie radici nell’antifascismo e nelle grandi lotte unitarie che i lavoratori hanno condotto in tutti questi anni, nel solco aperto dalla Resistenza.
Questo è il primo 25 aprile dopo la Liberazione, a non vedere le celebrazioni per le strade e le piazze del nostro paese. Siamo chiusi nelle nostre case. Ma possiamo ugualmente far sentire la nostra voce e sventolare le nostre bandiere dai nostri balconi. E facciamo sentire la nostra vicinanza a quanti stanno combattendo una dura battaglia contro il nemico di oggi, un virus letale quanto il fascismo, che uccide con la stessa ferocia e che però riusciremo a vincere, uniti e rispettosi della libertà, proprio come durante la Resistenza. E a quanti sono morti in questi giorni, vogliamo dedicare quanto Elio Vittorini scrive in Uomini e no : “ che dobbiamo fare chiede Berta piangendo davanti ai morti ammazzati dai fascisti. Dobbiamo imparare risponde il vecchio. Imparare cosa chiede Berta, cos’è che insegnano. Quello per cui sono morti, rispose il vecchio “.
Evviva il 25 aprile! Evviva la Resistenza!

Circolo del Partito Democratico
“F. Ghilardotti”
Nerviano

14 gennaio 2020

A proposito del progetto di riqualificazione di Viale Villoresi.

La bagarre che si è scatenata intorno al progetto di riqualificazione di Viale Villoresi è la dimostrazione di come l’attuale amministrazione comunale agisce in maniera unilaterale non prendendo in considerazione la volontà dei cittadini.
E’ evidente che il viale nella situazione attuale presenta moltissime criticità con il doppio senso di marcia stretto e insidioso per il transito sia delle auto che dei ciclisti.
Non si può pensare di risolvere il problema tagliando gli alberi esistenti e intervenendo con un progetto di pura estetica senza prevedere il senso unico di marcia e la realizzazione della pista ciclabile.
Abbiamo tutti constatato con il progetto della piazza di Garbatola come gli interventi dozzinali e minimalisti tendono a peggiorare irrimediabilmente la situazione.
Siamo convinti che a Nerviano la mobilità possa essere garantita prescindendo dall’uso dell’automobile. Andare a piedi camminando sicuri, su marciapiedi finalmente legalizzati con misure corrette, privi di ogni impedimento per anziani e disabili e disegnando una vera rete di piste ciclabili che colleghi utilmente i diversi punti del paese.
L’amministrazione comunale abbia il coraggio di prendere delle decisioni che sappiano ignorare gli interessi degli uni e degli altri per pensare agli interessi di tutti.