Il
razzismo era sempre stato uno dei contenuti ideologici fondamentali del
nazismo: in Meinkampf (1923) gli ebrei sono indicati come il più pericoloso
nemico del popolo tedesco. Dopo la giornata del boicottaggio del 1° aprile
1933, i provvedimenti legislativi e amministrativi, le persecuzioni via via più
crudeli e generali, si moltiplicavano. Del 1935 sono le leggi di Norimberga,
che negavano cittadinanza, diritti civili e lavoro agli ebrei; del 1938 altri
provvedimenti come la stella gialla e il nome Sara o Israel imposti a tutti, i
sequestri dei passaporti e dei patrimoni; sempre del 1938 è la notte dei
cristalli, un tremendo pogrom di dimensioni nazionali.
Il
27 gennaio 1945 un reparto dell’Armata rossa liberava il campo di sterminio di
Auschwitz. Ad Auschwitz si entra passando dalla Judenrampe, un binario oggi
sepolto tra l’erba incolta che vide l’arrivo di oltre un milione e mezzo di
esseri umani, e che segnò il punto di non ritorno per la loro quasi totalità.
Dalla Judenrampe si entra a Birkenau, si passa attraverso il Lager di
quarantena, il Lager femminile e attraverso la Bamnhoframpe si
giunge nella fabbrica della morte: le camere a gas e i forni crematori. Lungo
questo percorso si incontrerà il Kindergarten, la baracca dei bambini, le
vittime predilette del dottor Mengele, l’angelo della morte in Auschwitz.
Ciò
che è accaduto, per noi è inimmaginabile, però è successo. E il dramma è che la
follia dell’uomo può rigenerarsi. Di fronte alla domanda se Auschwitz potrebbe
ripetersi prevale una risposta negativa, ma è interessante rilevare come gli
interrogativi sul passato si intreccino con i riferimenti ad un presente
incerto e complesso, in cui i rapporti fra noi e gli altri non sono sempre
facili. In questo panorama di confusione si delinea il pericoloso convincimento
che ci siano popoli migliori di altri. Per questo alla domanda: come si può
dimenticare? la risposta è: non si può, non si deve. Il presente e il possibile
deve continuare a dare voce ai sommersi, poiché i salvati stanno via via
scomparendo. Non esiste nulla nella storia, niente che eguagli gli orrori del
nazismo. Di questi orrori il fascismo fu complice consapevole e servile,
consegnando ai nazisti gli ebrei italiani e i partigiani, istituendo
legislazioni (le Leggi razziali del 1938) e promuovendo grottesche teorie
razziste, cedendo ai nazisti luoghi di tortura e addirittura permettendo loro
di erigere in Italia un campo di sterminio: la Risiera di San Sabba a
Trieste. Nella giornata di oggi noi possiamo interrogare utilmente la memoria
per capire meglio noi stessi e i rischi che corriamo, per non dimenticare i
crimini nazisti. Ancora oggi è una necessità politica oltre che morale.
p.s.
Il
presente e il possibile, i sommersi e i salvati e altri riferimenti nel testo
li dobbiamo a: Maria Bacchi, Fabio Levi, Primo Levi, Liliana Segre, Goti Bauer,
Giuliana Tedeschi, Piera Sonnino, Annette Wieviorka, Helen Lewis. Niente di
nostro c’è! Ci siamo limitati a pescare dalla memoria, nel Giorno della Memoria.