27 gennaio 2019

Il tempo di parlare | L'editoriale della domenica

Il razzismo era sempre stato uno dei contenuti ideologici fondamentali del nazismo: in Meinkampf (1923) gli ebrei sono indicati come il più pericoloso nemico del popolo tedesco. Dopo la giornata del boicottaggio del 1° aprile 1933, i provvedimenti legislativi e amministrativi, le persecuzioni via via più crudeli e generali, si moltiplicavano. Del 1935 sono le leggi di Norimberga, che negavano cittadinanza, diritti civili e lavoro agli ebrei; del 1938 altri provvedimenti come la stella gialla e il nome Sara o Israel imposti a tutti, i sequestri dei passaporti e dei patrimoni; sempre del 1938 è la notte dei cristalli, un tremendo pogrom di dimensioni nazionali.
Il 27 gennaio 1945 un reparto dell’Armata rossa liberava il campo di sterminio di Auschwitz. Ad Auschwitz si entra passando dalla Judenrampe, un binario oggi sepolto tra l’erba incolta che vide l’arrivo di oltre un milione e mezzo di esseri umani, e che segnò il punto di non ritorno per la loro quasi totalità. Dalla Judenrampe si entra a Birkenau, si passa attraverso il Lager di quarantena, il Lager femminile e attraverso la Bamnhoframpe si giunge nella fabbrica della morte: le camere a gas e i forni crematori. Lungo questo percorso si incontrerà il Kindergarten, la baracca dei bambini, le vittime predilette del dottor Mengele, l’angelo della morte in Auschwitz.
Ciò che è accaduto, per noi è inimmaginabile, però è successo. E il dramma è che la follia dell’uomo può rigenerarsi. Di fronte alla domanda se Auschwitz potrebbe ripetersi prevale una risposta negativa, ma è interessante rilevare come gli interrogativi sul passato si intreccino con i riferimenti ad un presente incerto e complesso, in cui i rapporti fra noi e gli altri non sono sempre facili. In questo panorama di confusione si delinea il pericoloso convincimento che ci siano popoli migliori di altri. Per questo alla domanda: come si può dimenticare? la risposta è: non si può, non si deve. Il presente e il possibile deve continuare a dare voce ai sommersi, poiché i salvati stanno via via scomparendo. Non esiste nulla nella storia, niente che eguagli gli orrori del nazismo. Di questi orrori il fascismo fu complice consapevole e servile, consegnando ai nazisti gli ebrei italiani e i partigiani, istituendo legislazioni (le Leggi razziali del 1938) e promuovendo grottesche teorie razziste, cedendo ai nazisti luoghi di tortura e addirittura permettendo loro di erigere in Italia un campo di sterminio: la Risiera di San Sabba a Trieste. Nella giornata di oggi noi possiamo interrogare utilmente la memoria per capire meglio noi stessi e i rischi che corriamo, per non dimenticare i crimini nazisti. Ancora oggi è una necessità politica oltre che morale.

p.s.

Il presente e il possibile, i sommersi e i salvati e altri riferimenti nel testo li dobbiamo a: Maria Bacchi, Fabio Levi, Primo Levi, Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi, Piera Sonnino, Annette Wieviorka, Helen Lewis. Niente di nostro c’è! Ci siamo limitati a pescare dalla memoria, nel Giorno della Memoria.