Il muro di Berlino, che divideva non solo la città ma
tutto il mondo in due blocchi, fu definitivamente abbattuto nel 1989.
Lo Stari Most in Bosnia ed Erzegovina, più noto come
il ponte di Mostar e che attraversa il fiume Narenta per unire le due parti della
città, è stato ricostruito nel 2004 dopo essere stato distrutto durante la
guerra nella ex Jugoslavia.
Alla fine gli uomini abbattono i muri che avevano
costruito e ricostruiscono i ponti che avevano distrutto.
Perché la
diversità sia una forza bisogna condividere i valori chiave.
Il bene è sempre più forte del male, è solo una
questione di tempo.
Così pensano
gli irriducibili ottimisti, proprio come quel tale che dice all’altro dimmi
cosa posso fare per te.
Dopo la globalizzazione di capitali, beni e immagini,
ora è arrivato il tempo della globalizzazione dell'umanità. Ma i profughi non
hanno un loro luogo nel mondo comune. Il loro unico posto diventa la stazione
di Roma e Milano o i parchi di Belgrado o la spiaggia di Cannes. Ritrovarsi nel
proprio quartiere queste persone, e non solo guardarli in tv, può rappresentare
uno shock. E così oggi la globalizzazione irrompe materialmente nelle nostre
strade, con tutti i suoi effetti collaterali.
Questi migranti, non per scelta
ma per atroce destino, ci ricordano quanto vulnerabili siano le nostre vite e
il nostro benessere. Purtroppo è nell'istinto umano addossare la colpa alle
vittime delle sventure del mondo. E così, ci riduciamo a scaricare la nostra
rabbia su quelli che arrivano, per alleviare la nostra umiliante incapacità di
resistere alla precarietà della nostra società.
E nel frattempo alcuni politici
o aspiranti tali, il cui unico pensiero sono i voti che prenderanno alle
prossime elezioni, continuano a speculare su queste ansie collettive, nonostante
sappiano benissimo che non potranno mai mantenere le loro promesse.
Ma una cosa
è certa: costruire muri al posto di ponti non porterà ad altro che a una terra
desolata, di separazione reciproca, che aggraverà soltanto i problemi.
L'umanità
è in crisi e l'unica via di uscita da questa crisi catastrofica sarà una nuova
solidarietà tra gli umani. Non ci sono alternative più facili e meno rischiose,
e nemmeno soluzioni più drastiche a questo problema.
Noi siamo
ottimisti irriducibili, diceva quel tale. Ed era in buona compagnia.
p.s.
Una lettrice
attenta ci ricorda che nel p.s. di settimana scorsa abbiamo dimenticato di
citare Zygmunt Bauman tra le fonti. Rimediamo oggi che abbiamo pescato a piene
mani dalle risposte a una sua intervista del 2015. Dobbiamo qualcosa anche a
Ulrich Beck. Infine è l’evangelista Marco, colui il quale si preoccupa di poter
fare qualcosa per l’altro.
[Foto dal web]