Il
27 gennaio 1945 un reparto dell’Armata rossa liberava il campo di sterminio di
Auschwitz. Il campo aveva funzionato fino alla fine di novembre del 1944.
Il
ricordo e le responsabilità storiche sono ancora vivi e sono un utile
ammonimento per impedire di ricadere negli abissi dell’odio razziale. Obbliga
tutti noi a impegnarci per la pace, la tolleranza e lo spirito dell’Europa
comune.
Pace
e riconciliazione attraverso la democrazia e la cooperazione, questa è la
risposta dell’Europa alle catastrofi della prima metà del XX secolo. I luoghi
della memoria come Auschwitz sono importanti perché ci mostrano che quello che
oggi diamo per scontato, ancora qualche decennio fa non lo era. Cioè che le
conseguenze di un ideologia che disprezza l’uomo sono tremende e disastrose. E
questo messaggio è tuttora di attualità. Auschwitz è ancora lì per convincere
tutti noi dell’idea della convivenza pacifica e renderci partecipi della
costruzione europea.
La
posizione geografica dell’Italia, nel cuore del bacino del Mediterraneo, ha da
sempre rappresentato una terra di collegamento tra paesi e civiltà diverse.
Proprio
per questa caratteristica geografica, l’Italia è stata per gli ebrei una terra
importante, la prima che videro dopo la grande diaspora del 70 d.C.. Il popolo
dell’allora Palestina fu disperso in molte regioni e a migliaia sbarcarono
sulle nostre coste: solo in Puglia più di 5.000 ebrei arrivarono in terra
d’Otranto dando vita a comunità ebraiche che nel tempo diventarono dei centri
culturali di grande importanza, tanto che tra i dotti ebrei europei si diceva
che da Bari esce la legge, da Otranto la parola di Dio.
Alla
fine della seconda guerra mondiale la direzione della diaspora cambiò e si
intensificò il flusso dell’emigrazione verso la Palestina e questo fece dell’Italia
uno dei maggiori centri di riferimento. Le comunità ebraiche del nostro paese,
o meglio quello che ne rimaneva dopo la tragedia, sostennero a lungo la
permanenza dei profughi nell’attesa di imbarcarsi clandestinamente.
Interessante e quanto mai attuale sarebbe approfondire il senso del
clandestinamente.
Essì,
perché l’ancora attuale scontro di civiltà dimostra che l’odio fra le genti e
le stragi degli innocenti sono eredità di un passato che non è ancora passato.
La
memoria dunque come formidabile strumento per educare ai valori della convivenza
civile.
Il
primo dei valori si chiama civiltà ed esso significa procedere dalla legge del
trionfo del più forte a quella del supporto per i più deboli, dalla
soppressione del rivale al principio della solidarietà.
Il
secondo valore consiste nel valorizzare la varietà umana, la ricchezza delle
altre culture, delle altre lingue e delle altre Fedi. Il terzo valore, infine,
riguarda il dialogo, il confronto, la trattativa, come unici strumenti che
possono risolvere i contenziosi umani, proibendo, come reato, qualsiasi ricorso
alla violenza.
Leucotea
parlando a Circe le dice che quando incontra Ulisse non fa di lui né un maiale
né un lupo, ma lo fa ricordo, e Circe risponde che l’uomo mortale non ha che
questo di immortale, il ricordo che porta e il ricordo che lascia.
p.s.
Abbiamo
saccheggiato gli scritti di Primo Levi, Boris Pahor, Shlomo Venezia e Elie
Wiesel, pensando così di onorarli al meglio delle nostre possibilità. Il finale
lo dobbiamo a Cesare Pavese.