17 febbraio 2019

Trattatello sull'imbecillità | L'editoriale della domenica


Provate, spiegate, dimostrate, sviluppate i vostri ragionamenti luminosi, allineate i vostri argomenti impareggiabili, abbiate ragione, mille volte ragione, voi non smuoverete mai l’imbecille né farete vacillare le sue convinzioni. L’imbecille è impermeabile al ragionamento, l’imbecille non sa neanche cosa sia una dimostrazione convincente e non ha nessuna voglia di saperlo, l’imbecille ascolta (se ascolta!) ma non capisce, l’imbecille vi guarda con un sorriso di pietà, l’imbecille ha le sue convinzioni ben confezionate ed ha deciso che niente gliele farà cambiare, l’imbecille è inespugnabile.
E l’imbecille ha paura. Egli ascolta la sua paura, egli ascolta quelli che sanno parlare alla sua paura, parlare cioè la lingua che comprendono gli imbecilli paurosi, la lingua della certezza. La paura pone le questioni, la certezza da le risposte.
L’imbecille disprezza l’intelligenza. L’imbecille ha sempre ragione ! L’imbecille ha studiato: all’Istituto Benjamenta, immaginiamo !
Non vediamo da parte nostra alcun inconveniente, a condizione che non pretenda di imporci le sue fesserie. Se è felice e beato così, gran ben gli faccia!
Ma che non venga a belarci alle orecchie ! Noi preferiamo le nostre inquietudini per niente confortevoli alle sue certezze di imbecille. Che blateri la sua felicità nel suo cantuccio rassicurante, giocando col suo mucchio di sabbia e le sue palette, e lasci gli adulti ad occuparsi di cose serie.
Però non c’è certezza senza orgoglio, ed ecco allora la ricerca di proselitismo ! Perché essi non potranno mai impedirsi di scocciarci. Esiste un orgoglio appassionato dei mediocri e tante sono le occasioni di valorizzare la mediocrità in quanto tale, di creare l’élite dei mediocri. Alibi pseudoscientifici e pulsioni sociali spingono a cercare qualcuno da abbassare sotto di se, non sapendo elevarsi. L’imbecille è un uomo che ha paura della sua vita, della sua libertà, della sua responsabilità, del mondo che cambia, non vuole meritare niente e pensa che tutto gli sia dovuto per nascita. E ben peggio per chi è nato altrove: ieri gli ebrei e i neri, oggi i migranti.

p. s.
Invitiamo i nostri sette lettori a indovinare di chi stiamo parlando.
Stavolta dobbiamo moltissimo a Cavanna, e parecchio a Feltri (Mattia), Robert Walser e Morandi (Paolo).