20 ottobre 2019

Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare, disse quel tale! | L'editoriale della domenica

<< Uno che passa la vita con la testa girata dall’altra parte >>. E ancora << noi, siamo così esagerati da voler salvare il mondo, convinti che ogni vita sia già tutto il mondo. D’accordo con l’indignazione, ma poi, nella vita, non bisogna girar la testa, bisogna prendersi le proprie responsabilità >>.
Questo e tante altre cose abbiamo ascoltato da don Gino Rigoldi che festeggia i vent’anni dell’associazione BiR, acronimo che sta per Bimbi in Romania. Ma quello che più colpisce è una frase: << non siamo onnipotenti, attenzione, ma siamo generosi, curiosi, contenti, imprudenti, e ci tocca la passione di fare tanto e di più >>.
Imprudenti: è straordinario!
Parlavo di coraggio domenica scorsa. È questo il coraggio a cui pensavo. Quello che mai si sposa col calcolo e l’interesse personale e che promuove i diritti fondamentali della convivenza civile. Quello che dialoga con mondi lontani e entra in contatto con le culture dei nuovi cittadini, da qualunque parte del mondo essi provengano. Insomma quel coraggio che spinge gli uomini a incrociarsi e dialogare di più e perché no, contaminarsi senza rinchiudersi nel proprio Io quieto, ignorando per paura o per indifferenza gli altri, limitandosi, quando va bene, a pure e semplici convivenze o incontri occasionali.
Di recente si è svolto a Nerviano un convegno sul tema della povertà organizzato dalla San Vincenzo e dall’ANPI. Belle parole e bella gente hanno reso piacevole oltre che interessante la serata e dispiace per chi doveva esserci e non c’era. Per qualche ora hanno smesso di risuonare gli strali di quelli che sono soliti inalberare il vessillo della loro identità, impugnando la spada ideale (ma talora anche reale) del rigetto della diversità. I custodi dei propri interessi che disprezzano ogni fede, cultura o prassi differente dalla loro, come ben dice quel tale. Antonio Vegetti per l’ANPI ha svolto una interessante e accurata storia della povertà, individuandone le regioni storiche, sociali e politiche. Marina Piazzi ha parlato delle iniziative della San Vincenzo a Nerviano, dell’impegno nell’assistenza e soprattutto nell’ascolto di quanti per le istituzioni sembrano non avere voce. Alberto Morlacchi, ci ha raccontato della Città dimenticata, come ha intitolato la mappa dei servizi la Caritas Ambrosiana, e tra le cose interessanti che ha detto ci piace riprendere un concetto: << l’accoglienza non deve essere ideologia, bisogna saper governare certi percorsi >>. L’Associazione San Vincenzo e ANPI, insieme per affermare un impegno che non è solo dei credenti ma di tutti coloro che riconoscono la comune fraternità umana e lo testimoniano con il loro impegno quotidiano.
Natalia Ginzburg, in un suo libro, Le piccole virtù, ricorda come ogni incontro sia un atto umano e, come tale, rechi con sé una qualità morale, da praticare costantemente: << I rapporti umani si devono riscoprire e reinventare ogni giorno. Ci dobbiamo sempre ricordare che ogni specie di incontro col prossimo è un’azione umana e dunque è sempre male o bene, verità o menzogna, carità o peccato>>. 

P. s.
Don Mazzi (90 anni), don Rigoldi (80 anni), don Colmegna (74 anni), <<Tre pretacci per due secoli
di rivoluzione>>, così titola il Corriere della Sera di martedì 1 ottobre un bell’ articolo che li ricorda e ne racconta l’impegno: la droga, il carcere minorile, gli stranieri, il disagio. Loro il coraggio ce l’hanno! 
Il tale del titolo è Alessandro Manzoni. 
Quell’altro tale che ci parla dei “custodi dei propri interessi” è Mons. Gianfranco Ravasi.